venerdì 11 settembre 2015

Precarietà

Ci sono molti modi di essere precari, o di sentirsi tali.

Pur nella "sicurezza" offerta dal sapere che sarò disoccupato almeno per i prossimi sei anni, spesso mi sento precario. Precario nei rapporti con gli altri, che non sanno veramente com'è essere disoccupato dopo i 60 anni, precario nella stabilità dell'umore, che altalena fra "sono vivo, in discreta salute, mangio tutti i giorni, dormo al coperto e ci scappa pure un caffè" e l'altro polo "non mi sento molto bene, chissà quanto camperò ancora, finirà da un momento all'altro questo precario equilibrio, non ho più l'età nemmeno per fare il barbone".

Non sono cose dette tanto per dire. Per me sono cose reali e concrete, di tutti i giorni. E viverle tutti i giorni è sfiancante, soprattutto psicologicamente, ma non solo.

Si aggiunge anche il disprezzo di chi non riesce o non vuole programmare piccole attività che, pur nella mia precarietà, mi sono dichiarato disposto a portare avanti.

Chiedimi se sono felice? No, chiedimi se sono instabile, degradato, incazzato per un destino da precario, senza risorse per uscirne fuori.

giovedì 3 settembre 2015

Scrivere

Scrivere non serve a niente. Scrivere cose inutili ancora peggio.

Molto meglio tacere, deporre la penna e la tastiera, continuare a parlare con sé stessi.

Come se i pazzi fossero di qua e non di là.