Com'è difficile
restare calmi e indifferenti
quando tutti intorno
fanno rumore...
Quando salgono i rumori di fondo, fino al livello in cui impediscono di mettere in fila i pensieri ... meglio staccare, rifuguarsi nella poesia, o meglio ancora nell'adorata prosa. Onirica, surreale, comunque sognatrice.
Chissà quali sono le strane dinamiche interpersonali, gli inconfessati e inconfessabili (pare che ce ne siano, in giro) tira-e-molla, nascosti dietro il dico-e-non-dico, le scaramucce apparentemente verbali, realmente virtuali, raramente virtuose, di chi aspetta l'occasione giusta.
Non è il mio campo, non mi interessa, e spero che niente e nessuno mi ci tiri dentro per il bavero.
Attore, istrione, lo sono da sempre, e mi piace: ma per gioco e "senza scopo di lucro".
Sono per la non-violenza, ma non consiglio a nessuno di mettermi con le spalle al muro. E, come è noto, la vendetta è un piatto che si consuma freddo.
mercoledì 28 novembre 2007
Life on Mars
Recentemente ho sentito questo ragionamento:
all'inizio, "non si sa di non sapere": siamo "ignoranti" e non ce ne rendiamo conto, basta pensare a come vivono i bambini
seconda fase, "non si sa, ma almeno si sa di non sapere": la chiamerei "socratica", è il tempo del desiderio di apprendere, di studiare
terzo stadio, "si sa e si sa anche di sapere", almeno limitatamente a quel poco o tanto che si è imparato: direi che si tratta del "sapere consapevole"
ultima fase, "si sa, ma non si sa più di sapere": quello che si è imparato diventa talmente consueto che sembra "automatico"
Ecco, vorrei sottolineare che nella mia esperienza l'ultima fase non esiste. Anche quando cammino, cosa che non sapevo fare e che ho imparato ormai molti anni fa', non mi riesce di "staccare" l'attenzione, la coscienza da ciò che sto facendo. C'è chi riesce a guidare l'automobile e contemporaneamente parlare, magari al telefonino. C'è chi cucina e insieme studia le lingue, c'è chi va in bicicletta e pensa alla spesa da fare, c'è chi fa la spesa e si concentra sui figli, sul kamasutra, o più semplicemente sui programmi che vorrebbe vedere stasera in TV.
A me invece non capita. Mentre faccio qualcosa, la "vivo", ne partecipo con tutta la coscienza, o quasi.
Sarà che sono marziano ?
all'inizio, "non si sa di non sapere": siamo "ignoranti" e non ce ne rendiamo conto, basta pensare a come vivono i bambini
seconda fase, "non si sa, ma almeno si sa di non sapere": la chiamerei "socratica", è il tempo del desiderio di apprendere, di studiare
terzo stadio, "si sa e si sa anche di sapere", almeno limitatamente a quel poco o tanto che si è imparato: direi che si tratta del "sapere consapevole"
ultima fase, "si sa, ma non si sa più di sapere": quello che si è imparato diventa talmente consueto che sembra "automatico"
Ecco, vorrei sottolineare che nella mia esperienza l'ultima fase non esiste. Anche quando cammino, cosa che non sapevo fare e che ho imparato ormai molti anni fa', non mi riesce di "staccare" l'attenzione, la coscienza da ciò che sto facendo. C'è chi riesce a guidare l'automobile e contemporaneamente parlare, magari al telefonino. C'è chi cucina e insieme studia le lingue, c'è chi va in bicicletta e pensa alla spesa da fare, c'è chi fa la spesa e si concentra sui figli, sul kamasutra, o più semplicemente sui programmi che vorrebbe vedere stasera in TV.
A me invece non capita. Mentre faccio qualcosa, la "vivo", ne partecipo con tutta la coscienza, o quasi.
Sarà che sono marziano ?
lunedì 26 novembre 2007
domenica 25 novembre 2007
Cirano
Tenetevi le ghiande,
lasciatemi le ali ...
http://www.youtube.com/watch?v=aznmbLLacfY
Dedicata a tutti quelli che si sono sentiti, almeno un po', almeno una volta nella vita, "Cirano". Alcuni per tutta la vita.
Dedicata oggi a una persona con cui ho molta assonanza (e brevissima, quasi nulla vicinanza).
lasciatemi le ali ...
http://www.youtube.com/watch?v=aznmbLLacfY
Dedicata a tutti quelli che si sono sentiti, almeno un po', almeno una volta nella vita, "Cirano". Alcuni per tutta la vita.
Dedicata oggi a una persona con cui ho molta assonanza (e brevissima, quasi nulla vicinanza).
giovedì 22 novembre 2007
Vuolsi così colà
Amor che muove il cielo
e nella mente mi ragiona
e a nullo amato amar perdona,
fa sì che là mi do, Re, sol
alla Regina mia, dolce Eu che sia.
E naufragar m'è dolce,
e il mar
fu sopra noi richiuso
a riveder le stelle
a brutto muso.
Ahi, Visa vituperio delle genti
e d'altri grossi pagamenti urgenti !
Fatti non fu(m)mo,
e per seguir Virtute e Conoscenza
scriviamo versi d'insana scemenza.
Per me si va nella Città bollente,
e il sesso allor m'è duro.
e nella mente mi ragiona
e a nullo amato amar perdona,
fa sì che là mi do, Re, sol
alla Regina mia, dolce Eu che sia.
E naufragar m'è dolce,
e il mar
fu sopra noi richiuso
a riveder le stelle
a brutto muso.
Ahi, Visa vituperio delle genti
e d'altri grossi pagamenti urgenti !
Fatti non fu(m)mo,
e per seguir Virtute e Conoscenza
scriviamo versi d'insana scemenza.
Per me si va nella Città bollente,
e il sesso allor m'è duro.
mercoledì 21 novembre 2007
martedì 20 novembre 2007
Preghiera postmoderna
Rimetti a noi il nostro pane quotidiano
come noi lo rimettiamo
ogni volta che lo mangiamo ...
come noi lo rimettiamo
ogni volta che lo mangiamo ...
giovedì 15 novembre 2007
mercoledì 14 novembre 2007
Dualismo e sopravvivenza
Pensieri di un appartenente ad un'esigua minoranza
C'è chi vive come se la Mente avesse un solo compito principale: fare in modo che il Corpo possa vivere al meglio possibile, sfruttando tutte le sue potenzialità. Certo, poi la Mente potrebbe passare un po' di tempo a divertirsi, ma senza mai perdere di vista il suo scopo principale.
Pe me, al contrario, è il Corpo che deve fare in modo che la Mente riesca a vivere la sua vita al massimo livello, piena-Mente. Il Corpo ha diritto di aver fame, sete, sonno, sì, ma solo quel tanto che basti a ricordare alla Mente di nutrirlo, dissetarlo, trovargli un tetto caldo e sicuro per dormire.
D'altra parte, quelli con un Corpo come il mio, se non fosse per la Mente, sarebbero già morti da un pezzo. Magari ammazzati da quegli altri.
Altre cose
Che cosa pretendi, amica mia, di convincermi a chiamare le cose per quelle che non sono, con nomi strampalati o di pura fantasia ? Certo, è un bel gioco, e divertente pure, finché ci si diverte.
Si può lasciare briglie sciolte all'immaginazione: e chissà quante volte l'ho fatto, magari senza rendermene conto. Ma coinvolgere qualcun altro nella propria immaginazione si fa in ogni caso coscientemente, volontariamente. E ci si aspetta che la persona accetti, altrettanto volontariamente. Se così non fosse sarebbe un trucco, o peggio una truffa emotiva.
C'è chi usa parole piuttosto disinvoltamente, ora qua, ora là, con colorazioni e significati magari un po' diversi, creativamente inventati all'occasione. Io no. Sono noioso, monotono, peggio: sono prevedibile.
Quando dico "tu sei la prima nei miei pensieri e l'unica nel mio cuore, e io voglio essere il primo nei tuoi pensieri e l'unico nel tuo cuore" gli ho dato un nome: amore.
Altre cose hanno per me altri nomi.
Si può lasciare briglie sciolte all'immaginazione: e chissà quante volte l'ho fatto, magari senza rendermene conto. Ma coinvolgere qualcun altro nella propria immaginazione si fa in ogni caso coscientemente, volontariamente. E ci si aspetta che la persona accetti, altrettanto volontariamente. Se così non fosse sarebbe un trucco, o peggio una truffa emotiva.
C'è chi usa parole piuttosto disinvoltamente, ora qua, ora là, con colorazioni e significati magari un po' diversi, creativamente inventati all'occasione. Io no. Sono noioso, monotono, peggio: sono prevedibile.
Quando dico "tu sei la prima nei miei pensieri e l'unica nel mio cuore, e io voglio essere il primo nei tuoi pensieri e l'unico nel tuo cuore" gli ho dato un nome: amore.
Altre cose hanno per me altri nomi.
domenica 11 novembre 2007
Cantastorie
Ci sono mille modi di essere "postmoderni", di avere ispirazioni e soprattutto di metterle giù in parole scritte.
Ognuno che abbia, con diverso successo, pubblicato qualcosa in Internet lo sa.
Il "successo di pubblico" dipende quasi esclusivamente dalla "platea" a cui ci si rivolge: ci sono ambienti della rete maggiormente frequentati da giovani (diciamo, sotto ai 30), altri "colonizzati" da quella "generazione di mezzo" che arriva fino ai 40-45, altri ancora con un "audience" piuttosto variegato. In ogni caso si tratta o di persone che hanno accesso ad Internet per motivi di lavoro, o di persone con un certo grado di istruzione e un minimo di disponibilità economica (ancora piuttosto lontano si trova in Italia il miraggio di "Internet free" o quasi).
A questo punto si ferma il "successo immediato", quello tanto sbandierato in TV o negli stadi di calcio.
Qualcuno invece, potrebbe essere motivato a scrivere da una più solida passione, ed aspirare ad un riconoscimento magari più diluito nel tempo e nello spazio, così come succedeva agli autori dei secoli passati, quando la fortuna di veder pubblicata e venduta una propria opera "in vita" era piuttosto rara. Molto spesso, invece, le grandi opere venivano "scoperte" dopo la morte dell'autore, o peggio lo stesso autore, mentre era in vita, veniva conosciuto ed apprezzato per tutt'altro motivo. Magari era una specie di cronista dell'epoca, oppure un nobile, o un guerriero, o un cantastorie.
Ma questo succedeva ai tempi in cui chi raccontava storie lo faceva alla luce del sole, per intrattenere e divertire, e non di nascosto per vendere prodotti (incluso sé stesso).
Ognuno che abbia, con diverso successo, pubblicato qualcosa in Internet lo sa.
Il "successo di pubblico" dipende quasi esclusivamente dalla "platea" a cui ci si rivolge: ci sono ambienti della rete maggiormente frequentati da giovani (diciamo, sotto ai 30), altri "colonizzati" da quella "generazione di mezzo" che arriva fino ai 40-45, altri ancora con un "audience" piuttosto variegato. In ogni caso si tratta o di persone che hanno accesso ad Internet per motivi di lavoro, o di persone con un certo grado di istruzione e un minimo di disponibilità economica (ancora piuttosto lontano si trova in Italia il miraggio di "Internet free" o quasi).
A questo punto si ferma il "successo immediato", quello tanto sbandierato in TV o negli stadi di calcio.
Qualcuno invece, potrebbe essere motivato a scrivere da una più solida passione, ed aspirare ad un riconoscimento magari più diluito nel tempo e nello spazio, così come succedeva agli autori dei secoli passati, quando la fortuna di veder pubblicata e venduta una propria opera "in vita" era piuttosto rara. Molto spesso, invece, le grandi opere venivano "scoperte" dopo la morte dell'autore, o peggio lo stesso autore, mentre era in vita, veniva conosciuto ed apprezzato per tutt'altro motivo. Magari era una specie di cronista dell'epoca, oppure un nobile, o un guerriero, o un cantastorie.
Ma questo succedeva ai tempi in cui chi raccontava storie lo faceva alla luce del sole, per intrattenere e divertire, e non di nascosto per vendere prodotti (incluso sé stesso).
sabato 10 novembre 2007
Armonia ed equilibrio
Cerco di declinare ogni momento, mettendo in fila passi, errori, situazioni più o meno comprensibili.
Non c'è tregua. Potrei contare sulle dita di una mano le occasioni in cui ho pensato "magari si fermasse qui, dentro questa magia, la mia vita, perché se perde questo equilibrio ...": e infatti puntualmente l'ha perso.
Non posso farci niente, perché non c'è niente da fare. Aspettare, forse. Resistere e lottare, meglio. Sperare, comunque.
Domani, forse, è un altro giorno. Sì, ma di che tipo ?
Non c'è tregua. Potrei contare sulle dita di una mano le occasioni in cui ho pensato "magari si fermasse qui, dentro questa magia, la mia vita, perché se perde questo equilibrio ...": e infatti puntualmente l'ha perso.
Non posso farci niente, perché non c'è niente da fare. Aspettare, forse. Resistere e lottare, meglio. Sperare, comunque.
Domani, forse, è un altro giorno. Sì, ma di che tipo ?
mercoledì 7 novembre 2007
Teorema
Ognuno è un po' stupido. Non si può essere intelligenti in tutto.
Io ho poca intelligenza affettiva. Non capisco bene i sentimenti, penso che tutti li abbiano uguali ai miei.
E invece no. Ogni volta che si tratta di riconoscere i sentimenti altrui, ogni volta che vorrei comprendere, sentire se e come gli altri provano qualcosa per me, ogni volta sbaglio. Sbando. Non riesco ad entrare in contatto.
Non credo che ci siano corsi o tecniche per sviluppare questo tipo d'intelligenza. E non credo nemmeno che con l'esperienza o il tempo si possa migliorare.
Resterò sentimentalmente cretino.
Io ho poca intelligenza affettiva. Non capisco bene i sentimenti, penso che tutti li abbiano uguali ai miei.
E invece no. Ogni volta che si tratta di riconoscere i sentimenti altrui, ogni volta che vorrei comprendere, sentire se e come gli altri provano qualcosa per me, ogni volta sbaglio. Sbando. Non riesco ad entrare in contatto.
Non credo che ci siano corsi o tecniche per sviluppare questo tipo d'intelligenza. E non credo nemmeno che con l'esperienza o il tempo si possa migliorare.
Resterò sentimentalmente cretino.
lunedì 5 novembre 2007
Ricordi
Ricordarsi di mandare il fax.
Ricordarsi di usare l'abbonamento metro.
Ricordarsi di andare a mangiare.
Ricordarsi di respirare il cielo azzurro.
Ricordarsi di non sentirsi troppo in colpa.
Ricordarsi di tornare a casa (una qualunque).
Ricordarsi di non lasciar fuggire questo sottile "senso del nulla" che mi sommerge.
Ricordarsi di non lavorare "troppo".
Ricordarsi ...
Ricordarsi di usare l'abbonamento metro.
Ricordarsi di andare a mangiare.
Ricordarsi di respirare il cielo azzurro.
Ricordarsi di non sentirsi troppo in colpa.
Ricordarsi di tornare a casa (una qualunque).
Ricordarsi di non lasciar fuggire questo sottile "senso del nulla" che mi sommerge.
Ricordarsi di non lavorare "troppo".
Ricordarsi ...
giovedì 1 novembre 2007
Perderli di vista
Si aspetta, tutta la vita si aspetta. Solo qualche volta si ha l'impressione che il presente ci prenda per mano e ci faccia davvero "vivere".
Il più delle volte arrivano "problemi". Quando non arrivano da soli, ce li andiamo a cercare.
Io, questo inverno, aspetto. Come al solito. Sperando che i "problemi" mi perdano di vista.
Il più delle volte arrivano "problemi". Quando non arrivano da soli, ce li andiamo a cercare.
Io, questo inverno, aspetto. Come al solito. Sperando che i "problemi" mi perdano di vista.
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