lunedì 30 dicembre 2019

Anni e anni

Uno dopo l'altro. Li vedi solo uno alla volta, quando arrivano. Ma quando sono passati, sono lì, tutti insieme. O quasi: almeno fino a dove trovi il coraggio di guardare.

Non mi lamento. Sì ogni tanto mi lamento, ma più per le cose fisiche, gli impicci inevitabili. In linea generale invece non ho niente di cui lamentarmi.

Non ho perso occasione per riempire questa mia vita di sensi di colpa: sarà un fatto genetico, la remota appartenenza alla stirpe ebraica? oppure il perenne sentirsi dalla parte degli ultimi, anche se non proprio l'ultimo.

Non è dato sapere a che cosa è servito, se mai sarà servito a qualcosa. Ci vuole umiltà, forse molta di più di quella che normalmente riesco a mettere in campo.

Un abbraccio a me stesso, a presto.

lunedì 14 ottobre 2019

Negativo

E così non ci andrò. Non andrò a quell'appuntamento, non guarderò ancora una volta i miei sensi di colpa dritto negli occhi.

Avevo sentito qualcosa di strano già dal momento in cui me l'aveva proposto, per telefono. "il 14 è il mio compleanno, vieni a pranzo con me?". Come si fa a dire di no a una donna, a una persona, a un essere umano che hai tenuto in braccio quando era completamente sotto la tua protezione. E forse lo è ancora.

E invece nella vita reale, quella vissuta fuori dai film e dai sogni, ci sono contrattempi, ostacoli. Roba che ti impedisce di prendere la macchina, e poi il treno, e poi andare a incontrarla, e parlare, con le parole che si affollano, lasciando uscire sempre le più inutili per prime. Sempre guardandosi negli occhi di sfuggita, sempre con quell'adorazione che è naturale in questi casi, ma un po' è figlia dei sensi di colpa che uno si porta dentro per aver deciso che qualcun altro dovesse a un certo punto esistere.

Figlia, sì. Ecco un altro senso di colpa da aggiungere a quell'altra montagna, che non potrò mai più scalare.

giovedì 13 giugno 2019

comunicazione


Avevo perso di vista il problema. Voglio dire il mio problema. Magari per altri va bene così.

Si incontra qualcuno. Sempre più spesso non ci si guarda nemmeno negli occhi. Si comincia a parlare. Per conoscersi. Niente di male. Le frasi corrono, velocissime.

Poi, a un certo punto. Bastano pochi giorni. Fosse per me, andrebbe avanti tutto come prima. Sì, magari bisognerebbe fare un piccolo sforzo di fantasia: per trovare gli argomenti, i toni, le situazioni giuste. Una roba semplice, lineare. Senza pretese.

Invece, tutto raggiunge una discreta velocità. Poi. Si. Ferma. O rallenta moltissimo. Senza un motivo. Apparente. Senza un motivo che sia per me apparente. Forse dall'altra parte è persino ovvio.

Cade la comunicazione.

Eppure la bolletta emotiva sono convinto di averla pagata. Anche troppo.

Cambierò provider. O resterò senza comunicare per un po': mesi, anni. Finché non avrò di nuovo perso di vista il problema.