giovedì 30 marzo 2017

rette

Ci sono rette parallele, che non si incontrano mai. Poi ci sono rette incidenti. che si incontrano una sola volta e basta. Incidenti, appunto. Quasi come gli esseri umani. Ma gli esseri umani non sono rette, sono curve, a volte spirali. Si incontrano, poi si allontanano, poi qualche volta si incontrano di nuovo, sotto angoli diversi. Poi scoprono che forse avevano fatto bene ad allontanarsi, e così via. In ogni caso, non capiscono. I più saggi si rassegnano. Gli altri continuano ad essere dannati, in eterno.

venerdì 17 marzo 2017

verso l'imbrunire

"e il mio maestro mi insegnò come è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire"

mercoledì 15 marzo 2017

Un impiccio

L'ho sempre considerato un impiccio, un "male necessario". Sto parlando del mio corpo, del corpo in generale, come contrapposto a "tutto il resto" dell'esistenza, diciamo la vita mentale.

Ho sempre detto, credendoci, che se fossi nato in epoca antica sarei stato sacrificato giù dalla Rupe Tarpea: fin da piccolo avevo la vista cattiva, le gambe storte e non sono mai stato bello. Un tipo. Ma che se ne fa il mondo materiale di "un tipo"? Ce ne sono miliardi in circolazione.

Poi quella difficoltà, abbastanza manifesta, ad entrare in sintonia con le emozioni: possibile che la gente viva schiava delle proprie emozioni? Per me le emozioni sono sempre state segno dell'arrivo di qualche problema. Cardiologia. Meglio restare calmi, meglio ragionare che arrabbiarsi subito. Le vendette, casomai, fredde anzi surgelate.

Anche ora che ho superato la boa della vecchiaia, il corpo rappresenta più un problema che un mezzo. Un impiccio, appunto. Ciò che più mi manda in bestia è che abbiamo bisogno del corpo per entrare in contatto con altre anime. Allora meglio morti, o meglio ancora non-nati: lì le anime si parlano senza bisogno di questo scomodo intermediario. Esigente. Imperfetto. Difficile da gestire.

Un impiccio.

sabato 11 marzo 2017

12 marzo

Domani 12 marzo compirà 44 anni. Sono passati 14 anni da quando ci siamo conosciuti. Quante cose sono cambiate da allora nelle nostre vite, nella sua, nella mia.

Domani le farò gli Auguri, da lontano, come sempre. Chissà se ricorda ancora quei sei minuti alla stazione. Il robottino avrà le pile scariche. Meglio così.