martedì 28 febbraio 2006

Assegni

Ti guardi nelle mani e stringi il vuoto,
se guardi nelle tasche troverai
gli spiccioli che ieri non avevi ma
il tempo andato non ritornerà ...


La vita sembra fatta di assegni: assegni di piccolo importo, assegni improbabili, assegni circolari, assegni a vuoto. Assegni che ti passano in mano senza poterli cambiare, assegni che non ti aspetti, assegni in bianco, assegni che ti mettono nei guai.

E continui a firmare e ad accettarli, senza sapere perché.

domenica 26 febbraio 2006

Figli

Costretto ad una sorta di isolamento da un virus molto infettivo, rimpiango di non poter abbracciare i miei figli. Passerà, presto passerà.

Quanto mi mancano quei figli
che non ho mai voluto
ma che ho sempre amato.

Come marito, sono un fallito,
ma come padre
non ho mai abdicato.

sabato 25 febbraio 2006

Pomeriggio di un giorno da ...

Uscite le donne di casa, destinazione il loro Outlet preferito, restiamo io e mio figlio a passare l'aspirapolvere e caricare la lavastoviglie cantando "I migliori piatti della nostra viiiitaaa" ...

Lui mi convince a visionare il nuovo CD col suo cartone preferito, uno di quei cosi che saltano fuori dalle confezioni di ovetti: una melensa apologia del gioco del calcetto, una specie di sintesi deamicisiana del buonismo giovanil-sportivo.

Poi attacco la linea e navighiamo un po'. Cioè, io navigo, lui osserva e commenta. Spesso chiede cose interessanti, utili a farmi guardare internet da un altro punto di vista.

venerdì 24 febbraio 2006

Portare il sole

Ci sono giorni freddi e stanchi. Giorni eroici si alternano, progettando imprese che sollevano il mondo dalle sue miserie. Una parte di mondo, forse una sola persona. Con la forza di un sentimento sincero si può dare la forza, un momento di gioia, un tuffo al cuore, un'emozione. Si può portare il sole e far fuggire la nebbia anche in un grigio giorno di Febbraio.

mercoledì 22 febbraio 2006

Irrequieto

Uno dice: ma che vuoi di più dalla vita ? Un Lucano, quello no ... non credo sia il mio tipo.

Da piccolo le amiche di mia madre mi guardavano e dicevano: "Ma com'è tranquillo !". Ecco. Penso di averla persa per strada, quella caratteristica. Crescendo sono diventato sempre più irrequieto. Specie nella ricerca degli affetti.

Dentro ogni ragazza che mi capitava di conoscere cercavo di scoprire se ci fosse quella luce speciale, quel tipo di calore, quel lampo negli occhi. Marina lo aveva, oh sì. E anche le altre che conobbi dopo. Ma non bastò a calmarmi. Loro cercavano altro. O forse erano irrequiete quanto me. Non durava mai più di tanto.

Certo, nove anni con Donatella mi sembrò un'eternità, quando ormai era finita. Diciannove con Francesca rasentano l'immenso.

Ma perché i sentimenti finiscono ? Mi chiedo se ci sia una ruggine, un acido che li corrode, oppure se sono io che non mi accorgo che sono falsi fin dall'inizio.

Mistero. Ora ne sto vivendo uno bellissimo, non devo pensare ad altro.

martedì 21 febbraio 2006

19 anni

Diciannove anni. Per un fallimento, non sono pochi. Sei stata il mio sogno, e lo sai. Per un nulla, lo avevi incrinato. Manca sempre una briciola ai cocci incollati. Siamo stati bravi, sì, a non far vedere le sottili linee di frattura. Ma la brocca suonava diversa da prima, diversa, già persa. Ci siamo ostinati a volere una vita normale. A dare una vita, poi un'altra, ed un'altra a colmare quei vuoti, sottili, impercettibili, eppure veri fra noi. Hai visto un altro me. Ho sfumato te, fino al punto che eri nebbia, che sei come l'aria, invisibile ma sensibile, quando tira il vento scirocco. Lontani, come siamo andati a finire lontani. Noi che fummo invidiati per la nostra solida unione, per la base morale che toccava la perfezione. Arrugginita, ormai, sbriciolata dai colpi di un'esagerazione non vista, non cercata, forse non voluta. Cani da slitta noi, in questi diciannove anni, a tirare avanti qualcosa che avevamo fatto partire insieme, ma insieme non siamo stati in grado di far progredire. Aspettative deluse: sempre lì sta il problema. Avessi capito che cosa volevi da me. Non l'avrei condiviso comunque. Ti avessi chiesto qualcosa, saresti stata felice con me. Niente, mai niente ti ho chiesto. Tutto ciò che mi hai dato, ed è stato tanto davvero, arrivava come uno schiaffo sul viso. Me lo sono voluto, o forse ... Tu mi hai voluto, tu mi hai cercato, ma io ? Ti ho amato, al mio solito modo. Ora ne sono sicuro, non era quello giusto per te. Ti ho dato qualcosa che non hai visto, che non volevi, ho mancato di darti ciò che volevi. Niente litigi, niente grida, nessuna discussione animata. Non serve. A te sarebbe servita. Nessun rifugio sicuro per le tue debolezze. Nessun posto dove nascondere le mie. Troppa sincerità, poca diplomazia. Troppi spigoli, quanti lividi. Smentirsi sempre, di fronte a loro. Non è giusto, ne soffrono. Io punitivo come causa-effetto. Tu accondiscendente. Io distante e teorico, tu persa dietro alla pratica. Io misantropo, tu amica del mondo. Io diffidente, tu ingnenua. Io consolante, tu arrabbiata. Io sicuro dei miei sbagli, tu dubbiosa delle tue virtù. E loro, povere stelle, a guardare. Chissà che non abbiano capito già come stanno le cose.

lunedì 20 febbraio 2006

Romanticamente

Stamattina capita a fagiolo: ho appena scoperto che il 100% delle donne che sono venute a letto con me l'hanno fatto ... perché gli piaceva andare a letto con qualcuno, e io gli sembravo uno niente male (romantico, appassionato ...): sentimenti ? non credo che facessero parte del loro armamentario !!! amicizia, forse ...


Però, nonostante le botte che ho preso, insisto: vedremo la prossima volta !!!

venerdì 17 febbraio 2006

Còccolami



Ho voglia di essere coccolato, consolato delle inutili ingiurie della mia infantile e immotivata gelosia. Voglio appoggiare dolcemente la testa sul suo petto, ascoltare il battito del suo cuore, sentire le sue mani che mi accarezzano e mi calmano. Voglio stare in silenzio, ma voglio comunicarle ciò che sento. E sentire ciò che mi trasmette.


I suoi lampi: nessuna lampeggia come lei.

mercoledì 15 febbraio 2006

Sotto la neve fredda



L'inquietudine corre dentro, come un rivolo freddo d'acqua fredda sotto la neve fredda. E non è ancora tempo di disgelo, non è tempo di uscire allo scoperto. Scava e scava dentro, l'inquietudine fredda, e porta con sé altri cattivi sentimenti. Insicurezza, tedio, gelosia senza motivo. Spacca le rocce, distrugge ma non crea, se la osservo fugge.

Tempo di attesa, tempo di non pensare al tempo. Brivido, non di piacere. Incredulità di quello che si pensa troppo bello per essere vero. Paura di cadere. Nel vuoto, nel buio, al freddo. Ancora.

lunedì 13 febbraio 2006

14 febbraio 2003

Non sto parlando di sanvalentino, una ricorrenza che mi fa ridere: la "festa del cioccolatino" !

Parlo invece di una persona, una particolare, unica, inconfondibile persona, che io dentro di me chiamo "signorina dodicimarzo", e che ho conosciuto (se così si può dire, parlando di conoscenza virtuale) la notte del 14 febbraio 2003. Ne ho già parlato e straparlato: chi mi conosce e mi segue in questa mia follia grafomane, ne sa qualcosa.

Sono un tipo romantico, ma di solito non sono incline a nostalgie. In questo caso, mi sento di fare un'eccezione. Strana amicizia si è venuta a creare fra noi. Disturbata da certe mie follie. Condita dal difficile accordo fra due caratteri assolutamente diversi. Pensare che la "sfida" partì proprio da lei: "diversi", non "incompatibili". A lungo mi sono opposto (inconsciamente) a questa visione dei fatti. Alla fine ha vinto lei: alla fine, ci conosciamo benissimo e riusciamo a non litigare nemmeno più. Forse lo faremo per gioco, prima o poi. Alla fine, è finita bene.

Ma non è certo merito mio: io non so scrivere i finali, neanche dei miei racconti, figuriamoci delle situazioni reali della vita.

Non c'è una parola sufficientemente grande per dirle: grazie.

Confusione

L'ho già detto che Febbraio non è un mese molto propizio, per me.

Mi sento confuso. Accadono cose. Mi scorrono sulla pelle come acqua. Fredda. E non vorrei. Alcune cose mi feriscono. Ma non grido. Non a Febbraio.

Verrà Marzo e scioglierà i ghiacci, e appariranno tutte le cicatrici lasciate dall'Inverno. Ma il Sole mi aiuterà ad asciugarle, dimenticarle o trasformarle in ricordi.

sabato 11 febbraio 2006

Caino

Questa prende spunto da una riflessione sulla pena di morte, lanciata da un amico-poeta. Caino è colpevole, ha tolto la vita al fratello. È giusto ripagarlo con la sua stessa moneta ?

Sono stato io, proprio io. Nessuno stava dalla mia parte, e nessuno vorrà starci ora. Quel bastardo mi levava ogni respiro. Era bello, forte, amato, era fortunato. Io sono brutto, denigrato, solo e non me ne va bene una. Neanche questa, per la verità. Perché lui non c'è più ma è peggio che se ci fosse ancora: tutti parlano bene di lui, tutti lo ammirano, è diventato un santo. Io sono il mostro, l'assassino: c'era da aspettarselo, no ? Uno che non riesce neanche a procurarsi da mangiare. Figurarsi che cosa può fare di buono al mondo. Mondo. Mi ha mai voluto, il mondo ? Mi ha mai guardato ? Sa forse che esisto ? Caino: nessuno pronuncia il mio nome. Hanno paura. Non sono un uomo.

Che cos'è questo rumore ... vengono a prendermi. Ora sarà il mio momento: così muore Caino. Che importa la vita vissuta allo sbando, se posso riscattarla con l'attimo eroico della morte ! Vedranno di che sono capace ! Rumore di passi, di chiavi: vengono a prendermi. È l'ora. O forse no: mi lasceranno marcire quaggiù, per farmi espiare la colpa. Così dicono loro. Che colpa ? Forse quella di essere nato Caino, di aver avuto un Abele per fratello, lui sì !

Cala la sera. Non sono venuti. La scodella è rimasta lì, non ho fame. Bevo un po' d'acqua. L'acqua è libera. Chissà da dove viene, quest'acqua, quali montagne, quali valli ha attraversato per arrivare fin qui, sulle labbra di un Caino qualsiasi. Bevo, va giù. Ho forse qualcosa dentro ? Ho un'anima ? Che domande: sono un mostro, un assassino !

È l'alba. Quanto tempo è passato ? Non c'è tempo, qua dentro. Non c'è niente di umano. Solo dolore che genera altro dolore. Ipocrisia. Eccoli, stavolta sono venuti. Si apre la porta. Non voglio il cappuccio nero, la benda. Guarderò in faccia la morte, di cui sono figlio. Tornerò a nutrirla. Così tutti gli altri saranno salvi.

venerdì 10 febbraio 2006

Io che

Io che mi alzo di notte a scriverti poesie, io che ti penso in ogni istante della mia esistenza, io che ti sento sotto pelle e dentro l'anima, io che ti aspetto dentro me, io che di te non voglio fare senza, io tutto questo: io.

giovedì 9 febbraio 2006

Aforisma d'amore

In amore, conta più l'intenzione che il risultato.

mercoledì 8 febbraio 2006

Pensierino


Una donna felicemente sposata consuma in un paradossale tradimento (concedendosi fisicamente a un uomo grossolano) l'estremo atto di fedeltà al marito. ("Il compimento dell'amore" (1911) Robert Musil)

E se accadesse esattamente il contrario ?


Una donna felicemente innamorata consuma in un paradossale tradimento (concedendosi fisicamente al marito) l'estremo atto di fedeltà all'amante.

Amare vuol dire anche comprendere l'incomprensibile ...

martedì 7 febbraio 2006

Male


Si e' impiccato, nel carcere di Biella l'uomo che lo scorso novembre uccise Deborah. Una ragazza di 23 anni che aveva perseguitato per piu' di un decennio dopo una breve relazione.

Assurdità del male.

lunedì 6 febbraio 2006

Giornate vuote

Giornate vuote piene di malinconia, giorni di merda, non di malattia, di quelli che fuori non ti fanno urlare, ma dentro li vorresti cancellare. E trascinarsi lungo questa via, con quel dolore che non va più via, con quell'amore che non sai se esiste, o se soltanto ti riduce triste. Con quella rabbia che ti mangia dentro, perché tu fuori non la butti al vento, con quella forza che non serve a niente, se non a farti credere potente. Contro chi cerca di buttarti a terra, contro chi crede ancora in questa guerra, contro chi crede che ci sia un domani, contro le dolorose dieci dita delle tue stesse mani. Non chiedermi chi sono, lo so soltanto io. Non regalarmi il tuo perdono, non vendermi il tuo dio. Non starmi accanto: potresti bruciare, o finire come tutto ciò che non riesco a amare. Potresti vedermi come sono adesso, potresti anche dimenticarmi: per me è lo stesso. Gridare no, gridare non lo so fare: morire dentro, non si può imparare, perché si nasce un po' così, e da quando nasci muori ... E che ne sapete voi lì fuori. Vedete solo i miei malumori, i miei giorni neri, giornate vuote piene di malinconia. Lasciatemi, voglio solo andare via.

giovedì 2 febbraio 2006

Non è mai troppo tardi ?

Buongiorno, Maestro Alberto Manzi ! Si ricorda di me ? Sono quel bambinetto che guardava le Sue trasmissioni in bianco e nero, subito dopo la "TV dei Ragazzi", sul televisore della mia amichetta Mara perché noi non avevamo televisore in casa ? Ecco, sono quello lì. "Non è mai troppo tardi" si intitolava la Sua trasmissione. Cercava di dare un minimo di istruzione di base a distanza a quei milioni di italiani che allora erano ancora semi-analfabeti. Altri tempi.

Quel titolo mi è rimasto dentro. Io che ho sempre avuto l'impressione di arrivare "troppo tardi" a tutti gli appuntamenti della mia vita. L'unico a cui sono arrivato presto, forse fin troppo presto, è la scuola. Convinto dal mio Maestro (Falcone, si chiamava) a "saltare" la quinta elementare, alla fine della quarta sostenni gli esami e passai alle medie. Perdendo quei pochi amici che avevo faticosamente trovato in quei quattro anni. Ma per tutto il resto, sono arrivato tardi. La prima ragazza la trovai verso i quindici/sedici anni: Marina. Fu bello, ma durò poco. Il primo rapporto sessuale "completo" verso i ventuno. Con una ragazza che amavo ma il cui sentimento non ho mai capito di che specie fosse, tanto era sbilanciato verso il sesso. Anche nel mondo del lavoro entrai piuttosto tardi, dopo essermi laureato e aver "perso" un anno per il servizio militare, allora strettamente obbligatorio: l'obbiettore di coscienza riuscivano a farlo solo i super-raccomandati.

Anche all'appuntamento con quello che mi sembrò l'amore della mia vita arrivai tardi: a 33 anni suonati conobbi una specie di angelo, che mi coinvolse nella costruzione di una famiglia. E non sapevo che cosa volesse dire, costruire una famiglia. Della mia famiglia di origine ero stato partecipe, sì, ma in maniera distratta e passiva, infantile. All'esperienza della paternità arrivai (scommettiamo ?) tarduccio: il primo figlio a 40 anni, poi altri due.

Che altro appuntamento mi resta per arrivarci in ritardo ? Ah, sì ! L'Amore, magari stavolta quello vero, con una donna che mi sappia capire, a cui piaccio io e non l'immagine (falsa) che si è fatta di me: una donna che ami il mio modo di amarla. Ecco, vede Maestro, sono arrivato tardi anche stavolta: speriamo che non diventi "troppo tardi", perché non vorrei darLe questa delusione.

Grazie Maestro Manzi, per tutto quello che mi ha dato, e perdoni l'ardire di averLa disturbata.

mercoledì 1 febbraio 2006

Febbraio

Ecco, è cominciato. Il mese a me nemico, quello che mi tradisce con la febbre (da cui il nome), con la privazione di quelle attività che avevo messo in cantiere e che non posso realizzare ... a causa sua ! Febbraio: Carnevale. Quasi tutti gli anni, no ... esattamente tutti gli anni vedevo i miei coetanei divertirsi, andare alle feste di Carnevale, magari trovare un amore adolescenziale, oppure soltanto restare spensierati. Io, a letto: con la febbre. Un anno perfino il morbillo. Mal di testa, voglia di vedere ... nessuno.

Dici che non è necessariamente così ? Che ci sono stati anni in cui Febbraio è stato benevolo con me ? Sinceramente, non ricordo. Cause e motivi diversi, ma il risultato sempre lo stesso: vado per un po' fuori combattimento. Perdo le forze vitali. Certo, non tutte, ma sembro un'altra persona. Febbraio, il cuore dell'inverno, il punto più lontano da quella stagione di luce che mi mette il buonumore, quella che mi fa uscire, superare le stupide insormontabili barriere che la mia timidezza da sempre mi impone. Febbraio, corto e amaro. Febbraio che mi fa sperare che arrivi presto la Primavera a salvarmi. O almeno quel matto, tiepido Marzo.

Anche quest'anno, arriverà. Nel frattempo conto i giorni: meno 28.