venerdì 31 marzo 2006

La Vanità di sentirsi amati

Lo stupore che mi colse

quando lei mi disse:

"Sono innamorata di te"

dura troppo poco la vanità di sentirsi amati

un po' di gratitudine,poi voglia di fuggire via..


...


Ci sarà un altro posto nel mondo

una strada che riparte da qui

ci sarà un altro istante nel tempo

per vivere tutte le vite possibili che

volevo io


Un auto in lontananza sfocata dal sole

viene verso di me

il caso ci porge infinite possibilità

che non possiamo cogliere

e si pérdono.

non serve a niente ormai guardarsi indietro


(Mario Venuti)

Inaspettata gioia

un bacio speciale per un amico che ho sempre nel cuore. deb (segue numero di telefono e indirizzo email)


Questo sms mi è arrivato ieri sera, da una persona conosciuta tre anni fà e mai più vista. Una gioia inaspettata, in un momento per me decisamente negativo.

giovedì 30 marzo 2006

Giradischi




Mi capita raramente di essere triste, di quella tristezza profonda che assomiglia a un pozzo senza fondo, che risucchia nel buio ogni cosa, che spegne e che azzittisce.

Come un giradischi a cui viene staccata la spina: un vecchio giradischi, continua per inerzia, sobbalza, finché arreso si ferma.

Note che restano nell'aria per un po': infine si spengono, e resta il rimpianto.

Oggi mi sento triste così, come quel giradischi.

lunedì 27 marzo 2006

La lampadina fulminata

Vorrei non dovermi affezionare alla lampadina fulminata perchè quando sono entrata in casa era funzionante e quindi il fatto che si sia fulminata testimonia il mio passaggio, il mio utilizzo, il mio vivere quel posto ...


Mi chiedi se sei strana. Come posso dirti che sei strana, io che sono assai più strano di te ? Io che da quando avevo dieci anni mi sforzo di farmi guardare dai bambini nelle carrozzine e in braccio alle madri affinché un qualche ricordo di me sopravviva, con la speranza che il mio passaggio non venga disperso al vento come lo saranno le mie ceneri ? Io che sono capace di innamorarmi di una persona senza averla incontrata, di una persona prima che di una donna ! Io che ancora mi illudo di trovare l'amore, quello vero, quello che unisce due anime, quello che fa attrarre due corpi perché le anime si servono dei corpi, e non viceversa !

Mi chiedi se sei strana: io sono orgoglioso di essere strano ! Io sono stato spesso incompreso e continuerò ad esserlo. Io non ho capito che cos'è la vita, e me ne vanto di fronte a chi dice di averlo capito ! Io che non volevo figli e che ora li amo sopra ogni cosa, io che vorrei sapere che una nuova vita cresce dentro di te, e non come scusa per facili e banali proposte indecenti ! Io che continuo a dire "io" sembrando egocentrico. Sono l'unica certezza che ho, me stesso. Tutto il resto del mondo è bello, è crudele, è tenero a sua insaputa. C'è una sola esistenza, e abbiamo il dovere morale di riempirla di coscienza. Pensieri, emozioni, poesia: la forza creatrice che ci fa essere vivi, la parola che si scrive attraverso di noi. Questa stranezza io vivo e forse anche tu vivi.

Se un giorno mi rivedrai nel vetro opaco di quella lampadina fulminata, sarò io, e ti dirò: "Mi hai acceso, io non dimentico: e tu non dimenticare quella luce che grazie a te è vissuta in me".

(dedicata a Carmen)

Illusioni virtuali

Ho scritto un film con Woody Allen. Ancora non abbiamo scelto il titolo. Si potrebbe chiamare "Illusioni virtuali", ma ancora non siamo del tutto convinti. Intanto, dovremo trovare chi lo produce.

Parla di situazioni affettivo-virtuali che diventano spesso coinvolgimenti reali. Parte dalla seguente battuta:



Ci sono due tipi di persone: quelle che conoscono gente in "chat" e quelle che "chattano" con gente che conoscono. Io appartengo al secondo tipo.



Per reclutare gli attori, a parte io e Woody, non penso che ci saranno grossi problemi.

sabato 25 marzo 2006

Buonasera (seconda parte)

Si voltò di scatto, quasi aspettandosi di fare un brutto incontro. Quell'uomo era là, era entrato dietro di lui dal portone rimasto aperto. Non lo conosceva. Cercò disperatamente di ritrovare fra i suoi ricordi un viso, qualche tratto che gli permettesse di ricordare. Nulla. Mentre un milione di pensieri si azzuffavano nella sua testa, rispose senza convinzione a quel saluto, col fiato mezzo spento dal suo recente affanno: "Buonasera".


L'uomo era rimasto immobile e continuava a guardarlo, fissandolo coi suoi occhi neri. Era alto, fisico asciutto, età indefinita, ma non più giovane. Si sarebbe detto un bell'uomo. Portava un impermeabile lungo, scuro, forse nero. "Tu non mi conosci" disse con tono indisponente. Non gli piacque affatto che uno sconosciuto gli desse del "tu". Era segno di guai in arrivo. "Tu non mi conosci, ma io so chi sei" riprese a dire lo sconosciuto. Peggio ancora ! Rimase fermo, respirò a fondo silenziosamente. Bisognava fronteggiare la situazione, qualunque fosse la maledetta sorpresa che si nascondeva dietro quel volto. Il cuore accelerò e prese quel ritmo saltellante che aveva sempre in queste occasioni. Come diceva scherzando con gli amici, era un animale nato per lottare, anche se ormai, con tutte le battaglie giuste o sbagliate che si era lasciato alle spalle, alla sua età avrebbe preferito evitare. Non aveva ormai più niente da difendere né da conquistare. Quello che aveva avuto dalla vita poteva considerarsi tanto, o nulla, a seconda del punto di vista. Nato in una famiglia modesta, aveva conosciuto la povertà durante l'infanzia, quella che angosciava tanto sua madre, la quale si ingegnava di fare la spesa al mercato nelle ore più tarde, quando la verdura costa meno, anche se ormai è rimasta solo quella di qualità più scadente. Quella che limitava la carne una volta a settimana, e spesso era spezzatino nel sugo, e lo stesso sugo durava tre giorni. Quella che gli faceva sembrare una festa la frittata del venerdì. La stessa povertà che lo aveva abituato ad un solo bagno alla settimana, dentro la vasca di ghisa smaltata e qua e là scrostata, riempita coi pentoloni di acqua fatta scaldare sui fornelli di cucina, sempre troppo bollente all'inizio, che poi diventava subito fredda. E i capelli glieli lavava mamma, rovesciandogli la testa all'indietro nel lavandino, e lui che ogni volta aveva paura di morire soffocato dalle catinate d'acqua che lei gli versava sulla testa. E la sera andavano, lui e sua madre, incontro a suo padre nel campo sterrato che costeggiava la loro casa di borgata periferica, con una piccola torcia elettrica. Suo padre tornava con l'autobus e la fermata era in aperta campagna. A cena ascoltavano tutti e tre la radio: prima le notizie, poi, quando c'erano, le commedie recitate. Quante ne aveva sentite, finendo per addormentarsi sulla sedia ! Non andava ancora a scuola, e a quel tempo non c'era l'asilo gratis a portata di mano in quella borgata. Tutto questo gli passò per la mente in un attimo, e si sentì imrovvisamente stanco, molto stanco. Non aveva nessuna voglia di affrontare l'eenesima battaglia inutile con quello sconosciuto che l'aveva forse aspettato per tutto il giorno, meditando chissà quale assurda vendetta, chissà quale affare da discutere o da sistemare.


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Ormai non poteva tirarsi indietro. Prese il coraggio a due mani, tirò un respiro lungo, silenziosamente; sentì il cuore pompare più forte, come gli accadeva sempre in quelle situazioni: gli occhi erano diventati due fessure, i muscoli erano tesi, la voce si fece metallica. "Io invece non la conosco. Mi dica, che cosa vuole da me ?" aveva volutamente usato il "lei", per creare una distanza. Quella mossa non ebbe effetto, almeno apparentemente. "Sono qui per una soluzione definitiva. Sono venuto a prenderti". Bisognava ribattere, cercando almeno di ottenere uno straccio di spiegazione. "Per portarmi dove ?". "Lo capirai presto. Io ti ho dato tutto, tutto quello che hai avuto dalla vita: un'infanzia povera ma felice, un'adolescenza combattuta ma piena di avventure, un'età adulta libera e piena di emozioni, una maturità che ti ha riempito di affetti ...". "Aspetti un momento" la sua voce era ormai un sibilo "non è stato tutto così rose-e-fiori come lei vuol farmi intendere ! Nell'infanzia ho avuto il mio bel daffare a conquistarmi la vita giorno per giorno, nell'adolescenza vogliamo parlare del mio sentirmi sempre un pesce fuor d'acqua, sempre a cercar di capire come non fare errori, sempre solo, davanti a qualcosa di sconosciuto, e poi l'età adulta ! andiamo ! un bel fallimento sentimentale a trent'anni ! e l'età matura ? tu chiamale se vuoi ... depressioniiiii" faceva il verso a Lucio Battisti. Poi come di soprassalto: "ma lei perché dice di avermi dato tutto questo ? Lei chi è insomma ?!" "Io ti accompagno da quando sei nato: non confonderti, vedendomi di aspetto più giovane di te, io cambio forma, espressione, perfino voce, io sono ciò che dev'essere, fino alla fine ... fino alla fine ..." quella voce echeggiava nell'androne deserto e illuminato solo dalla luce fioca dell'unica lampadina che non si era ancora fulminata. Quante volte gliel'aveva ricordato, a quel fannullone del custode, che c'erano le lampadine fulminate da cambiare. Ma lui no, d'accordo con l'amministratore del condominio, che ogni anno caricava una cifra spropositata per "sostituzione lampade", blaterando che se avesse chiamato un elettricista per ogni lampadina fulminata, sai che conto ! invece ci pensava in prima persona, facendosi aiutare dal custode ... ecco i risultati ! Un androne sempre mezzo buio, in cui si rischiava di inciampare in quei maledetti mezzi gradini a metà del corridoio ! Accidenti ! Quell'uomo era ancora là, non accennava a volersene andare. La sua mente invece era confusa da tutti quei discorsi, aveva soltanto voglia di rientrare a casa e mettersi comodo, finalmente ! Si sarebbe rinfrescato un po' in bagno, avrebbe acceso lo stereo, mettendo un po' di musica, avrebbe preso un libro, magari uno di quelli che aveva lasciato a metà, come faceva spesso, e si sarebbe accomodato sul divano, il suo divano, un po' vecchio e malandato ma comodo, ormai come assuefatto al suo peso, alla forma del suo corpo. Come succede alle persone che vivono da sole, aveva un rapporto quasi di amicizia con le cose che lo circondavano, nella sua casa. Innanzi tutto il suo letto: era là che si svegliava ogni mattina, allo squillare penetrante della sveglia. Già, la sua sveglia: l'oggetto che odiava più di tutti, ma in fondo ci era anche affezionato; non l'avrebbe cambiata per nessun motivo al mondo. E ogni sera controllava che funzionasse a dovere, prima di mettersi a letto. Fra gli oggetti che invece amava c'era la caffettiera. Una vecchia moka in alluminio, piccola. La riempiva con cura, avvitando bene la parte superiore sulla caldaietta, stringendo forte. Poi la sistemava sul fornello più piccolo, accendeva e regolava la fiamma al minimo, tanto che a volte d'estate a finestre aperte un colpo di vento, quasi senza farsi notare, spegneva la fiamma. Pazientemente allora la riaccendeva e aspettava che il primo sbuffo di caffè facesse la sua comparsa nel recipiente superiore. Sbirciava sollevando il coperchio: che strano, da quando aveva imparato a fare il caffè, cioè da quando andò a vivere per la prima volta da solo, ogni volta paragonava l'uscita di quel liquido denso, odoroso, ad una sorta di eiaculazione, prodotta dall'orgasmo silenzioso e potente di quel piccolo mostro-caffettiera. Si sentiva un pervertito guardone, a spiare l'attimo del godimento, lo schizzo liberatorio di tanta potenza finora trattenuta. Ed era contento di averlo in qualche modo provocato, così come pregustava il momento in cui avrebbe assaporato quel prezioso liquido, aromatico e caldo. Spegneva accuratamente la fiamma prima che il residuo vapore guastasse annacquandolo il suo perfetto caffè ormai pronto per essere gustato. Poi c'erano la sua chitarra, quella che aveva ricomprato perché la sua "gloriosa" aveva tirato le cuoia, il suo stereo, i suoi dischi, insomma la sua musica.


Meno di un istante per pensare tutto questo. Quell'uomo si mosse, lentamente. Portò la mano destra alla cintura. In un lampo estrasse qualcosa. Luccicava sinistramente. Una lama. Un coltello. Il cuore prese a battere più forte. Cercò di fuggire, ma quell'uomo fu più rapido. Lui incespicò su un gradino là in mezzo al corridoio male illuminato. L'uomo gli fu addosso e con una mossa fulminea lo colpì. Senti una fitta fortissima, proprio là, in mezzo al petto. Cadde senza un lamento, giusto il tempo di sentire le ultime parole che quello sconosciuto disse, un attimo di sparire attraverso il portone ancora aperto: "Io sono il tuo Destino, e sono venuto per portarti indietro ... indietro ... nel Grande Buio da cui tutti vengono, a cui tutti sono destinati".


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Al mattino presto, verso le sei, il custode uscì dalla sua abitazione-guardiola e trovò quel corpo ancora mezzo rattrappito, là in mezzo all'androne. "Infarto miocardico" sentenziò il medico legale "dev'essere successo intorno alle 11, mezzanotte. Portatelo all'obitorio per l'autopsia". Non c'erano tracce di sangue. Nel trambusto non si era accorto, il custode, che il portone quella mattina era stranamente aperto.

venerdì 24 marzo 2006

La mia nuova compagna

Eccola finalmente !


Senza cupidigia ma con un certo orgoglio, la osservo.


Nel complesso, è luminosa: sicuramente ha un fisico giovane e scattante.


È molto discreta, ma sempre disponibile.


È forte, silenziosa, affidabile.


Non c'è bisogno di sottolineare che è ... bella !


Esteticamente, è superiore a molte altre.


Sì, credo proprio che faremo molta strada insieme !



giovedì 23 marzo 2006

Presente-Assente

Non sarò mai presente là dove tu sei.

Non mi piace la notte, non so che fare,

se non farmi assalire dalla solita

grande maledetta paura del buio.


Non voglio una vita

in cui risulto

costantemente assente.

mercoledì 22 marzo 2006

Improvvisamente

Ci sono giorni in cui improvvisamente si vedono le cose con altri occhi: il cuore vacilla sotto il peso di un'altra "realtà" che non sa se accettare o fuggire.

Ieri o l'altro giorno: chissà dov'ero. Chi ero ? Importa chi sono, chi sarò.

Asciugare le lacrime, dopo averle versate, fa sempre bene.

martedì 21 marzo 2006

L'angelo distratto

Quando stavo per nascere, come tutti, mi venne a prendere il mio Angelo, quello comunemente noto come Angelo Custode.

Mi accompagnò alla Grande Porta della Vita, e proprio mentre la Porta si apriva, diventò tutto rosso in viso e mentre mi allontanavo, sospinto dal mio destino verso la grande avventura, si mise a gridare frasi incomprensibili.

Stanotte, in sogno, è tornato per dirmi quelle cose che si era dimenticato allora:

"Cerca di essere sempre coerente con te stesso, onesto e trasparente. Ignora quello che gli altri dicono di te, in bene e soprattutto in male. Diffida di chi ti dice di non saper mentire: di solito sta mentendo, e se invece dice la verità è una persona pericolosa, capace di fare del male senza accorgersene. Attento alle persone generose: prima o poi ti chiedono il conto. Non dare importanza al denaro: ne avrai sempre di più di quello che ti serve per sopravvivere. Non angosciarti se non riesci a fare qualcosa: puoi sempre imparare, e se davvero non ci riesci, chiedi aiuto a qualcuno. Fuggi l'invidia, soprattutto quella altrui: ti farà del male, cercando di distruggere i tuoi momenti felici. Ricorda i momenti belli della tua vita e dimentica presto quelli brutti. Non lasciare che la depressione renda grigie le tue giornate: sii felice nell'oggi, anche quando l'orizzonte sembrerà troppo vicino e il cielo ti peserà sulla testa. E infine ricorda: io sarò qui a riprenderti, quando tornerai, e se non sarai soddisfatto potrai cambiare Angelo, per il prossimo viaggio".

È sparito senza darmi il tempo di rispondere. No, che non lo cambierò: è troppo simpatico.

lunedì 20 marzo 2006

Risvegli


- Ero davanti ad un mosaico di mille colori nascosti dal grigio di un cielo dispettoso, stavo quasi per perdere le speranze di vedere quei colori accendersi quando uno squarcio dal cielo ha mirato la sua freccia di luce e colpito il mio sguardo.. E i colori sono esplosi in miriadi di percezioni... è per questo che il mare è infinito... -

Queste parole di un'amica mi hanno risvegliato dal "letargo" in cui ero caduto: tornerò presto a scrivere "acidità" in questo Blog.

venerdì 17 marzo 2006

Nessuno

Il mio nome è Nessuno.

Nessuno può essere accusato di sentimenti che non prova.

Nessuno può chiedere spiegazioni agli altri del loro comportamento.

Nessuno può illudersi che gli altri siano disposti a mettersi in gioco quanto lui.

Nessuno si aspetta di essere ascoltato quando espone le proprie vulnerabilità o incapacità.

Nessuno è perfetto.



Non credo che Nessuno scriverà più su questo Blog, almeno per un po': giusto il tempo di accorgersi di essere Qualcuno.

mercoledì 15 marzo 2006

Persona


E l'errore piu' grande a cui l'uomo puo' credere mai
E' cercare lontano le cose che ha dentro di lui

Resto con la persona che conosco da più tempo, che non mi abbandona, che non mi tradisce e non mi racconta bugie, che non si nasconde, e che soprattutto non ha paura di me: me stesso.

lunedì 13 marzo 2006

Addio alla Felicità

E mi trascino

lungo quel binario

che ha visto andare via

l'ultimo mio treno.


Lampeggia sempre più lontano

il fanalino di coda

della perduta felicità.


Binario morto dove appoggio il cuore,

sala d'aspetto chiusa,

specchio d'un viaggio che non si farà.

sabato 11 marzo 2006

Forte



È durissimo essere forti quando tutto intorno ci sono soltanto persone deboli. Sempre essere il più forte, quello che smuove le montagne, che trascina tutto e tutti, che non si ferma davanti alla prima difficoltà, né alla seconda, e nemmeno alla terza.

Non mi convinco facilmente, ma ... quando sono convinto non mi ferma nessuno. Non piace. Non serve, forse. Sicuramente non è indolore. Fa male, quando gli altri mi lasciano solo a combattere le loro battaglie, a subire le loro sconfitte.

È successo di nuovo, e fa male.

venerdì 10 marzo 2006

Nessun dolore


quella fragile, eterea, coerenza
di bambina
senza troppa pazienza



Non c'è niente da fare. Non si può veramente sapere che cosa prova un'altra persona. Non si può, neanche per un istante, vivere la vita altrui. Devo rassegnarmi a credere.

E rassegnarmi non so.

giovedì 9 marzo 2006

Califfi

Califfi. Esistono uomini che si credono Califfi, e come tali si comportano. Vogliono diverse persone al loro servizio. Pongono condizioni, dettano legge. E non accettano di confrontarsi con nessuno, meno che mai con coloro che ritengono di aver assoggettato. Non si sognano di dover pagare per le loro colpe. Spesso neanche lavorano. Se la cavano e basta. Alle spalle di qualcuno. E trovano anche chi li giustifica.

Non sono molto difficili da incontrare. Anzi, sospetto che siano una larga maggioranza. Li vedo ogni giorno intorno a me, vicini e lontani.

Vivo in un mondo brulicante di vermi. Dove tutti fingono di non vedere.

martedì 7 marzo 2006

Le nubi sono già più in là ...


Cercavo in te
la tenerezza che non ho,
la comprensione che non so
trovare in questo mondo stupido...

Oggi c'è il sole. Mi sorride. Potrebbe succedere di tutto, potrebbe anche cascare il mondo: mi sento felice. Spero che non caschi, il mondo ...


Le nubi sono già più in là ...

Notte

Stanotte soffia un vento forte, freddo. Colpisce quello che trova sul suo cammino e si odono i rumori di persiane sbattute, di piccoli oggetti sballottati dalla sua furia senza meta e senza pietà.

Buio. C'è quasi un silenzio, rotto soltanto da rumori sordi, sgradevoli. Buio: occhi che non vedono, piccole luci dell'immaginazione come lanterne nella notte della ragione.

Freddo. Ci vuole tanto calore dentro per resistere a questo freddo. Ogni minuto che passa si consuma il fuoco che dà calore e tiene in vita. Ogni minuto si sente allegro per essere ancora vivo, il fuoco. Non è ancora riuscito a spegnerlo, quel freddo. Prima o poi sa che finirà in un turbine di fumo nero, puzzolente. Ma non adesso, non questa notte.

Contro ogni avversità, continua a scaldare, quasi a sperare ...

venerdì 3 marzo 2006

Vento di Marzo

Il vento cambia, a Marzo. Si sente già l'avvicinarsi della Primavera, ma non c'è ancora il sole libero e caldo di Aprile, il suo "falso e vero verde". Regna l'inverno, anche se sta per tirare le cuoia. I tiranni, si sa, quando si sentono al termine della loro tirannia, si fanno più cattivi, spietati. Ma neanche quest'anno riuscirà a prendermi, tiranno Inverno. Sento già cantare: sta arrivando sorella Primavera, che come ogni anno mi salverà l'anima da tutto quel freddo.

E resterò coi segni del freddo nelle ossa e sulla pelle, ma dentro gli occhi terrò stretto il sole appena sorto, quello che da fuoco alla giornata, fino a sera.

giovedì 2 marzo 2006

Knocking

Knock knock knocking on Heaven's door ...

Ancora cerco persone nella gente che mi sembra di vedere intorno. Ancora esco, da queste due finestre, ancora ci metto il cuore a cercare di fare e di capire. Ancora e ancora non rinuncio. Fino a tagliarmi con i cocci di un vetro rotto da chissà chi altro, fino a raschiarmi l'anima con i buchi nei sentimenti di altre anime, che trovo e mi lasciano, stanno un po' ma poi se ne vanno.

Faccio la doccia sotto lacrime che bruciano, rischio di annegare in mari di dolore. In cambio ? Non bisogna aspettarsi niente in cambio. Questa è la Legge del mio amore. Scrivilo tu con la "A" maiuscola, se vuoi. Per me è solamente amore.

mercoledì 1 marzo 2006

Buonasera ...

Una volta scriveva racconti lasciando andare le mani, le dita, quei mezzi-sogni che aveva nella testa e che volevano prepotentemente scriversi. Era bravo, sì, a creare atmosfere: un po' surreali, anzi direi surrenali. Ogni tanto una frustata di adrenalina, giusto lì, dietro l'angolo di una mezza paginetta che scorreva placida e tranquilla, finché ... ZAC ! saltava fuori un mostro o una mostruosità a mostrarsi (stupendo verbo !) in tutta la sua cruda pericolosità, incutendo paura. Ma doveva essere tutto d'un colpo. Poi sopraggiungeva la freddezza, la lucidità che l'eroe trova nelle situazioni di emergenza: era sott'acqua, l'eroe, non riusciva più a respirare e quindi doveva emergere: un'emergenza, appunto. Prendeva appunti su quadernetti o blocchi a quadretti, di quelli con la spirale, che lasciano ribaltare i fogli su sé stessi e occupano pochissimo spazio in mano. L'altro vantaggio dei blocchi a spirale è che si possono facilmente strappare pagine senza rovinare il resto. Come se ci fosse qualcosa da rovinare: erano per la maggior parte tentativi, abbozzi, niente di compiuto. "Lascia andare la penna !". La prima volta che qualcuno (una sua amica) glielo disse, rimase di stucco: ma certo, ecco che cosa mancava alla sua fantasia ! Mollare la morsa del controllore, di quel super-io che la psicologia conosce fin troppo bene. Era questa la spiegazione del fatto che le cose migliori gli venivano fuori quando aveva un po' sonno, o era appena sveglio, o leggermente ubriaco. Era anche questo il motivo per cui aveva poco bisogno di "limare" ciò che aveva scritto: in genere, o andava bene subito, oppure era una schifezza. A volte aveva entrambe le sensazioni. E quindi era una schifezza, e quindi STRAP ! via il foglietto ! Con quel gesto - pensava - non avrebbe certo ucciso più alberi di quegli uomini che leggono il giornale sportivo e poi lo buttano in qualche cestino, senza neanche fare la raccolta differenziata. Chissà se gli Editori facevano la raccolta differenziata di tutti i manoscritti che ricevevano e regolarmente cestinavano ... Tornò a osservare i sampietrini lucidi per la recente pioggia e pensò che le sue scarpe da quattro soldi avevano suole troppo scivolose, e tenevano caldo come un filo di paglia in una tormenta di neve. S'era alzato il vento, e lo sgocciolio dei cornicioni e di qualche grondaia rotta di tanto in tanto gli sbatteva contro, a refoli freddi, a piccole raffiche di gocce gelate, sulla testa e sul collo. Le mani, no: le teneva ostinatamente in tasca, cercando anzi di stringersi nel giubbotto per ripararsi dal vento. Quanto avrebbe ancora resistito in quelle condizioni ? Respirava a fatica, cercando di trattenere un po' il fiato per dargli il tempo di scaldarsi nei polmoni, e questo lo faceva avanzare affannando, in una specie di parziale soffocamento volontario che lo avrebbe almeno (così pensava) preservato da una bronchite. Se la ricordava benissimo, la bronchite bilaterale che l'aveva colpito da ragazzo, quell'inverno che sembrava così freddo ... Febbre alta, ma soprattutto la sensazione di non riuscire a respirare, con tutto quel catarro che chiudeva i bronchi ! La notte si addormantava tardi, per sfinimento dovuto alla febbre, e la mattina si svegliava in apnea, cominciando a tossire, ma così forte che tutti si chiedevano se sarebbe mai guarito. Guarì, e riprese ad andare a scuola, ma il Carnevale era ormai passato, con le sue festicciole fra ragazzi, e quella brunetta che a lui piaceva tanto ... si era già messa con quell'antipatico. Sarà per la prossima volta. Guardò avanti a sé, nonostante il vento continuasse a cacciargli negli occhi tutta la polvere e le briciole di foglie che erano rimaste in circolazione: era a pochi passi dal portone di casa. Finalmente mise la chiave nella toppa, girò, aprì il portone e si buttò dentro, come un mendicante. Mentre riprendeva fiato, si accorse che aveva dimenticato di chiudersi il portone alle spalle. "Buonasera !" risuonò alle sue spalle quella voce nell'androne mezzo buio, sembrandogli ancora più cupa di quello che doveva essere.