venerdì 26 giugno 2009

Apotema

Apotema: parola magica della mia infanzia scolastica. Per me, era il cugino dell'Ipotenusa: giocavano a "indiani e cow-boys" come facevo io quando andavo a casa dei miei cugini benestanti, che avevano tanti pupazzetti di plastica degli indiani e dei cow-boys, e le tende, i carri della carovana e tutto il resto. Grande Capo Apotema ero io, Ipotenusa Pelle di Luna mia cugina Serena: combattevamo contro le carovane condotte dall'avventuriero Dario, appoggiato talvolta da altri cugini.


Ero più bravo in Storia che in Geografia, e perciò Serena mi chiamava anche "Storione". Mio zio era contento quando mi dichiaravo "conservatore" di fronte a certi discorsi dei grandi. Mi piaceva quando le cose non cambiavano tanto spesso. Mio zio aveva sulla scrivania un portafoto con la Fiamma Tricolore e le foto di Mussolini e Almirante. Non sapeva quanto si sbagliava sul mio conto.


La mia vera forza era la Matematica. Mia madre mi aveva insegnato le basi, fino alle divisioni a tre cifre. Il resto l'avevo imparato da solo.


Compresa la Geometria e quello sfuggevole rapporto fra Apotema e Ipotenusa. Serena morì molti anni più tardi di Sclerosi Multipla. Addio Ipotenusa.