martedì 31 luglio 2012

Alla lettera

Quando ero ragazzino, prendevo i discorsi alla lettera. Non che adesso faccia diversamente, ma quando mi accorgo che un discorso, preso alla lettera, non sembra avere senso, cerco una spiegazione alternativa.

Ma torniamo a quel ragazzino. Per esempio, mia cugina diceva "ho le mie cose", e io pensavo "che discorsi, anch'io ho le mie cose, vestiti, giocattoli... ognuno ha le sue, che bisogno c'è di specificarlo?". Ma quella insisteva "lasciami stare ché oggi ho le mie cose!". Solo oggi? Che giorno è oggi? Regalano cose e nessuno mi ha detto niente? Mistero. Qualche anno più tardi, con l'aiuto del vocabolario, imparai il significato della parola "mestruazioni", e tuttavia non riuscii a capire bene il motivo per cui le mestruazioni potessero rendere mia cugina così nervosa.

Altre volte, altre ragazze mi dissero "Andiamo al cinema?". A vedere che? "Non importa il film". Ma come non importa! E se poi è un film di una noia mortale? Invece volevano andare in un posto buio per strofinarsi un po'. Meglio se il film era poco interessante.

Anche oggi, che non sono più un ragazzino, non riesco a capire che quando parlano di "Economia" intendono "Finanza" o più spesso "Speculazione". Ma sono io che prendo i discorsi alla lettera.