Quattro mesi fa, il 24 agosto, ero in ospedale a Perugia, per un motivo tutto sommato piuttosto banale.
Quella notte ci fu il terremoto, a qualche decina di chilometri, e lassù al quinto piano si sentì benissimo la scossa. Il mio compagno di stanza, un ragazzone ricoverato per un incidente durante una partita di calcio, era spaventato: gli dissi che non c'era di che preoccuparsi, tutto sommato se fosse successo qualcosa eravamo già in ospedale!
Il giorno dopo, mentre aspettavo nel corridoio di radiologia il mio turno per una TAC, vidi arrivare in eliambulanza una delle persone colpite dal terremoto. Stava così male che i medici non sapevano da dove iniziare a fare le radiografie.
Fu come un'illuminazione, per me: ci si preoccupa spesso per piccole cose e si dimentica che moltissime persone stanno davvero male.
Per fortuna, la vita ogni tanto ce lo ricorda.