Uno dopo l'altro. Li vedi solo uno alla volta, quando arrivano. Ma quando sono passati, sono lì, tutti insieme. O quasi: almeno fino a dove trovi il coraggio di guardare.
Non mi lamento. Sì ogni tanto mi lamento, ma più per le cose fisiche, gli impicci inevitabili. In linea generale invece non ho niente di cui lamentarmi.
Non ho perso occasione per riempire questa mia vita di sensi di colpa: sarà un fatto genetico, la remota appartenenza alla stirpe ebraica? oppure il perenne sentirsi dalla parte degli ultimi, anche se non proprio l'ultimo.
Non è dato sapere a che cosa è servito, se mai sarà servito a qualcosa. Ci vuole umiltà, forse molta di più di quella che normalmente riesco a mettere in campo.
Un abbraccio a me stesso, a presto.