giovedì 19 marzo 2020

La Festa del

La "Festa del papà" è una di quelle ricorrenze che mi aiuta a sentirmi in colpa. Più del solito, intendo.
Come disse giustamente una psicoterapeuta dell'età evolutiva che ho avuto il piacere di conoscere: figli si nasce, tutti. Alcuni diventano genitori: per sempre. E io lo sono diventato.

Specialmente in periodi di oggettiva difficoltà, mi viene da chiedermi che cosa ho dato ai miei figli: lasciando da parte le cose materiali, soprattutto la possibilità di studiare che, come mi ha insegnato mio padre, è l'unica che veramente ci libera dalla schiavitù dell'ignoranza. A parte questo, ho dato loro molta della mia presenza, serate e notti a parlare di esperienze che potessero stimolare la loro voglia di fare e di andare avanti. Mattine con la più piccola, mentre l'accompagnavo a scuola, a parlare di tutto, dal sonno, alla sua passione per la musica e la danza, ai suoi sogni.

Poi mi chiedo che cosa lascerò loro: una abitazione in zona sismica, molti cattivi esempi, i miei libri. Poca cosa per consentire loro di affrontare la vita. Ma nel frattempo sono cresciuti. Con e senza di me. Sicuramente fuori di me. Non è né bene né male: è la vita, la realtà, quella che ha sempre ragione.