Non ti ho mai detto della mia felicità, quel giorno, mentre correvo incontro ai monti, non potrai saperlo.
E di quell'inquietudine sottile quando il mare scintillò di fronte e le montagne ormai sembravano ombre cattive del passato, non ti ho mai detto, non mi hai dato il tempo.
Sognavo il tuo sorriso, e sulla piazza ti fotografavo senza che tu ci fossi ancora, davanti a quella chiesa. Arrivasti di corsa, sorridendomi di corsa, come il punto estremo di un arcobaleno.
La pentola con le tue monete d'oro mi mostravi incredula e forse timorosa di me, che non conoscevi ancora. E ti sbagliavi. Non per rubartele ero lì, le tue monete: soltanto meraviglia ed emozione presi e forse donai. Chissà.
Non era lì, non era in quel momento la magia che ci illuse promettendoci un giorno: era lontana, ormai troppo lontana. Errori se ne fanno all'infinito, salvo poi non saperci mettere rimedio.
Parlando e poi parlando passò il tempo sdrucito che il Fato ci concesse. Non dissi addio, nemmeno tu me lo dicesti. Restammo come lampi d'un momento, ricordi di fiamma che non lascia tracce di sé, ma nel profondo scava.
Non ci fu un bacio che separando unisse il comune sentire: nemmeno quello mi riuscì di prenderti. E non lo sai.