mercoledì 16 giugno 2010

Il libretto delle istruzioni

Da piccolo lo cercavo, perché ero convinto che esistesse, nascosto da qualche parte. Tutto sommato, i miei mi avevano implicitamente convinto che la Scienza potesse dare quasi tutte le risposte corrette alla mia curiosità di sapere "come funziona il mondo" e, attraverso di esso, che cos'è la vita. La mia vita, così come quella di chiunque altro.


Più tardi ho cominciato a sospettare che quel famoso "libretto delle istruzioni" non esistesse davvero. Insomma, se proprio ne volevo uno, avrei dovuto scrivermelo da solo. Cominciai a farlo, nonostante tutto.


Quando ero ormai "grande", mi insegnarono un gioco di società con le carte, uno di quei giochi che servono per riempire le lunghe serate invernali, con gli amici. La regola fondamentale era che il "mazziere" stabiliva le regole, ma non le comunicava a nessuno degli altri giocatori: in base alle "reazioni" del mazziere, che poteva ammettere o vietare certe mosse, ciascun giocatore doveva cercare di indovinare quali fossero le regole stabilite. Ripensandoci, era un gioco molto simile alla vita, da quel punto di vista. Frustrante e stressante. Feci in modo di non giocarci più, inventandomi le scuse più assurde.


Dopo molti anni, posso dire di non essere riuscito a scriverlo, quel famoso "libretto delle istruzioni". Però nel frattempo ho raccolto molti appunti, idee discrete e qualche buon risultato. Niente che mi abbia procurato vantaggi materiali, ma piuttosto un allargamento degli orizzonti della mia coscienza.


A parte alcune briciole che riesco a dare in pasto ai figli, di tanto in tanto, tutto questo andrà perduto per sempre, "come lacrime nella pioggia".