giovedì 4 agosto 2011

Pazienti, fino a un certo punto

Leggo in rete la notizia che una nota casa produttrice di omeopatici avrebbe intenzione di denunciare un blogger italiano per diffamazione. Non mi sorprende. C'è chi si chiede come abbia fatto l'ufficio legale di quella ditta a scovare quel blog. Ho lavorato 9 anni in una multinazionale (del settore "food"), e conosco bene metodi e procedure usati dal marketing per sorvegliare la reputazione del "brand" in rete. Alla peggio, ci sarà stata qualche "segnalazione" da parte di insospettabili "fonti" (figli di dipendenti della società, amici o amanti appassionati della navigazione in rete).

Ciò che mi lascia un po' più perplesso, invece, è la "campagna" lanciata a favore del suddetto blog. Si prospetta la "battaglia" legale fra il tenutario del blog stesso, solo e disarmato, di fronte al colosso industriale. Considerato l'argomento, io penso che quel blogger non avrà difficoltà a trovare uno sponsor adeguato, fra coloro che costituiscono la naturale "concorrenza" della suddetta industria, o forse un'associazione "di categoria". Magari resteranno un po' dietro le quinte, ecco, giusto per non innescare quell'effetto boomerang che l'incauta multinazionale ha provocato a suo stesso danno.

Questi i motivi per cui non intendo aderire alla cosiddetta campagna di solidarietà per il blog in questione.

Per quanto riguarda invece il "business della salute" in generale, l'ho già detto e lo ripeto: ritengo immorale il comportamento di chiunque si metta a lucrare sui problemi di salute dei cittadini. Potrei fare un elenco lunghissimo, ma mi astengo, poiché in quel caso sarei probabilmente accusato di diffamazione, e non avrei certo al mio fianco nessuna "grande potenza" per difendermi.

Basterà ricordare la recente diatriba che ha portato all'aumento del ticket sanitario, a tutto svantaggio dei meno abbienti, basterà ricordare che vengono messi in commercio e prescritti farmaci che "raramente possono essere mortali", basterà ripetere a me stesso che, a causa di medicinali che mi sono stati prescritti, non posso nemmeno bere il classico "bicchiere di rosso" a pranzo e cena, perché rischierei di entrare in coma con ben il 50% di probabilità di salvarmi.

Ci posso scommettere: nessuno lancerà una "campagna" a favore di questo blog, per ciò che ho scritto.

Però sarà bene ricordare a tutti che noi pazienti lo siamo fino a un certo punto.