domenica 11 novembre 2007

Cantastorie

Ci sono mille modi di essere "postmoderni", di avere ispirazioni e soprattutto di metterle giù in parole scritte.

Ognuno che abbia, con diverso successo, pubblicato qualcosa in Internet lo sa.

Il "successo di pubblico" dipende quasi esclusivamente dalla "platea" a cui ci si rivolge: ci sono ambienti della rete maggiormente frequentati da giovani (diciamo, sotto ai 30), altri "colonizzati" da quella "generazione di mezzo" che arriva fino ai 40-45, altri ancora con un "audience" piuttosto variegato. In ogni caso si tratta o di persone che hanno accesso ad Internet per motivi di lavoro, o di persone con un certo grado di istruzione e un minimo di disponibilità economica (ancora piuttosto lontano si trova in Italia il miraggio di "Internet free" o quasi).

A questo punto si ferma il "successo immediato", quello tanto sbandierato in TV o negli stadi di calcio.

Qualcuno invece, potrebbe essere motivato a scrivere da una più solida passione, ed aspirare ad un riconoscimento magari più diluito nel tempo e nello spazio, così come succedeva agli autori dei secoli passati, quando la fortuna di veder pubblicata e venduta una propria opera "in vita" era piuttosto rara. Molto spesso, invece, le grandi opere venivano "scoperte" dopo la morte dell'autore, o peggio lo stesso autore, mentre era in vita, veniva conosciuto ed apprezzato per tutt'altro motivo. Magari era una specie di cronista dell'epoca, oppure un nobile, o un guerriero, o un cantastorie.

Ma questo succedeva ai tempi in cui chi raccontava storie lo faceva alla luce del sole, per intrattenere e divertire, e non di nascosto per vendere prodotti (incluso sé stesso).