Una domenica come un'altra, qui. Scrivo poco, non come una volta, mi dicono. Sarà il tempo. Sarà la "crisi". Sarà che da casa la connessione wireless fa schifo, e dall'ufficio non ho l'ambiente giusto. Sarà.
Bisognerebbe aver fiducia nel futuro. E pochi come me ce l'hanno. Per il futuro dell'umanità. Ma per il mio personale futuro, molto meno. Forse mi restano una decina d'anni di "buono". Forse meno. Dovrò continuare a lavorare fino a tarda età, ammesso che ci arrivi. Vedrò i figli ancora "piccoli", troppo giovani forse per essersi fatti strada da soli. Se la caveranno, certo. Mica sono così sprovveduti. Mi rimpiangeranno, certo, quando non ci sarò più: ma non per questo mi sento più sereno.
Non ho molta fiducia nella medicina e nelle medicine. E nemmeno nelle magiche capacità del mio corpo di venirne fuori sempre bene. La decadenza è un processo inarrestabile. Solo i potenti riescono a farsi "rigenerare" e mantenersi sempre "giovani". Chi come me è nato "proletario", col tempo si consuma.
Non mi manca nulla, è vero. A volte mi diverto, perfino. Però questo senso di incompiuto mi accompagna sempre, come una musica sottile.
Sarà che la Primavera tarda ad arrivare.