Quelle che seguono sono parole di un handicappato, di un "diversamente emotivo", di uno che non si emoziona, ma sente, e soffre per non essere condiviso e compreso. "Sindrome di Asperger", la chiamano.
Per me i sentimenti sono cose difficili, rare. preziose. E sopra tutti i sentimenti, l'amore. Non ho idea di cosa siano i sentimenti degli altri, spesso non ho idea di che cosa possano essere "gli altri", se non fantasmi della mia mente. Quando succede qualcosa di strano, perdo il contatto. Come se mi prendesse un colpo di sonno alla guida di un pullman in gita turistica. Basta un niente, per far scattare in me la molla delle "mille possibilità", quindi del buio. Non so "leggere" nelle azioni altrui, non so capire se quello che mi dicono è una fantasia o realtà. Non capisco le cronache di azioni a cui non partecipo, e quindi mi spiazzano. Non è facile avere a che fare con me. Lo dico sempre, ma nessuno mi ascolta. Anzi, posso dire con certezza che la maggior parte del tempo nessuno mi ascolta. Qualsiasi cosa dica. Così smetto di dire qualsiasi cosa, perché non mi piace dire cose qualsiasi. Sto ancora aspettando che mi vengano a cercare, quaggiù, nel buio del me stesso più profondo. Non credo che arriveranno.