Sono colpevole. Certo: ogni volta che salgo in macchina e avvio il motore sento il rumore silenzioso delle migliaia di morti necessarie a questa economia del petrolio, sento le grida disumane di umane creature costrette a vivere una vita che non è, una vita di stenti e di paura.
Sono colpevole. Tutte le comodità che mi circondano si basano sullo sfruttamento di altri uomini e donne, per non parlar dei bambini. La favola del commercio equo e solidale è ormai estinta da tempo.
Sono colpevole: scrivo su questo spazio strappato a lacrime di madri, al pianto silenzioso di infiniti orfani, al sudore e alla fatica di padri che non tornano la sera a casa, sapendosi sconfitti fin dall'alba.
Sono colevole di aver lasciato il potere in mano a persone senza scrupoli, pescecani grandi e piccoli sempre affamati e ciechi. Sono colpevole di non aver combattuto, di non alzarmi con un'ascia in mano e fare strage di questi immondi mali.
Sono colpevole, senza attenuanti e senza appello.