martedì 26 luglio 2005

Dica trentatré

Avevo trentatré anni. Avevo smesso di fumare, il giorno prima, ed ero appena uscito da una grossa crisi: nove anni di convivenza con una pazza isterica chiamata D. Un matrimonio fatto per accontentare i genitori, una dolorosa separazione, un divorzio annunciato.


Sei arrivata tu, e mi sembravi un Angelo. Non credevo che avrei amato ancora. E invece sei stata un Angelo per me, per molti anni. Anche se hai tentato di mettere ordine nei miei cassetti, di togliere dal letto la biancheria asciutta buttata alla rinfusa, di cancellare le mie delusioni trasformandole in sorrisi.


Eri giovane, allora: quasi come adesso. Molti mi invidiavano. Ho creduto in te, anzi in quel sogno. Non sapevo che fosse soltanto mio, oppure non mi sono accorto quando lo è diventato. Insieme abbiamo fatto cose che da solo non avrei fatto. Tu forse avresti potuto farle con un altro: io no.


Ci siamo perduti per strada. Ognuno seguendo la sua strada. Io credo di sapere qual'è la tua, perché ho continuato ad osservarti. Tu conosci la mia ? Io leggo ancora le tue angosce, o pretendo di capirle. E le mie ? Ti danno solo fastidio. Almeno credo.


Sei giovane, quasi come allora. Non per questo mi eri piaciuta, ma rendeva tutto più allegro. Non è facile vivere con me, ma questo non è cambiato. Non si cambia, specialmente per amore: è sbagliato, anzi non è giusto. Il tempo ci cambia, come l'erosione fa con le rocce. Ma il cuore resta uguale, dentro. Basta andarlo a cercare.