“Vidi Tantalo, che pene gravose soffriva ritto dentro uno stagno: l'acqua lambiva il suo mento. Pareva sempre assetato e non poteva attingere e bere: ogni volta che, bramoso di bere, quel vecchio si curvava, l'acqua risucchiata spariva, la nera terra appariva ai suoi piedi. Un dèmone la prosciugava. Alberi dall'alto fogliame gli spargevano frutti sul capo, peri e granati e meli con splendidi frutti, fichi dolcissimi e piante rigogliose d'ulivo: ma appena il vecchio tendeva le mani a sfiorarli, il vento glieli lanciava alle nuvole ombrose” (Omero-Odissea XI 582-92).Quale supplizio più grande per un essere umano, che trovare un idillio, una persona ideale con cui trascorrere il proprio tempo e non poterlo fare, essere confinato a non poter "toccare" quello splendido frutto che si mostra davanti ai suoi occhi finalmente libero dalle nebbie in cui il destino lo aveva confinato !
La gioia grande della scoperta sopravanza il dolore della privazione. Ma non è assente il dolore. Quale purificazione sarà mai necessaria per liberarsene ?
Dolce profumo, basterà sapere che esisti, anima mia ...