Oltre mezzo secolo fa' ho ricevuto un dono: nulla che avessi chiesto o mai desiderato. È arrivato di soppiatto, portato dall'Angelo della Vita: ricordo la sbandata che prese, atterrando fra la pineta e la camera di mia nonna dove sono nato. La prima volta era estate, ma nessuno se ne accorse. Fu notato nove mesi dopo, in aprile, quando tornò per controllare che tutto andasse bene, e quella copertina celeste, ruvida e calda, mi accolse, e la luce accecante, verdastra di foglie nuove degli alberi della pineta, arrivò a colpirmi le pupille.
Troppe volte in questi anni ho immaginato cosa sarebbe stato di me se non avessi ricevuto quel dono, e molte volte sono arrivato a desiderare di non averlo mai ricevuto.
Era bello: sembrava una scatola avvolta in carta dorata, con un bel nastro rosso e il fiocco. Aperta, mi accorsi che era vuota, come è normale in questi casi. Toccava a me riempirla di tutto quello che volevo metterci. E così feci, pazientemente, diligentemente, seguendo le aspettative di chi mi stava intorno. Inevitabilmente, ci caddero dentro anche un sacco di cose che non avrei voluto: dolore, malattia, lotte e incomprensioni, con tutte le loro conseguenze. Alcune delle cose belle marcirono, forse perché non le avevo curate abbastanza. Altre fiorirono. Qualcuna diede frutti. Così decisi di diventare complice, strumento di un simile dono per altri. Così accettai un ruolo di piccolo ingranaggio in questo enorme meccanismo di cui riesco a vedere soltanto una parte.
Ora è tempo di sostare: il respiro si è fatto corto. La scatola è quasi piena e molte cose ormai giacciono sul fondo, irraggiungibili benché ancora vere.
Quando il Tempo chiuderà il coperchio, non ci sarò a guardare.