"Non c'ho più il fisico !" questo ho pensato quando la sveglia ha suonato stamattina come tutte le mattine alle 6.35.
In fondo, sono andato a letto solo all'una, stanotte, dopo essere stato a cena da Alberto. Forse avevo bevuto troppo: il vino rosso era buono e la cucina araba metteva sete. Anche il mirto andava giù bene, sopra la Sacher-Torte. Le parole uscivano dalla mia bocca come bolle di sapone iridescenti, come se fossi diventato improvvisamente socievole e spigliato in compagnia. E tutti ridevano o si interessavano a quello che dicevo. Anche Barbara che, seduta accanto a me, mi fissava di tanto in tanto coi suoi grandi occhi scuri, nascondendo sotto il suo delicato sorriso un arcobaleno di pensieri. Era lei la prima persona "conosciuta" che avevo incontrato sul tram il primo giorno in cui, a 17 anni, tornai a scuola dopo due mesi di ospedale.
Aleggiava uno spirito speciale, ieri sera da Alberto. Anche lo scontroso Gianfranco sembrava diventato improvvisamente più umano, perfino simpatico.
Si era fatto tardi, anzi tardissimo. Gianfranco e Guido erano già andati via. Renato si fermò con Alberto a parlare di qualcosa. Io e le ragazze salutammo e scendemmo le scale del vecchio palazzo. Anna e Nuccia avevano l'auto parcheggiata sul retro, e quindi al piano terra salutarono e uscirono dal portone posteriore. Barbara ed io uscimmo dal portone principale, che era rimasto aperto. Pioveva una pioggerellina fina, fredda, ma senza vento. Misi in testa il berretto di lana, quello "mio", che avevo comprato tanti anni prima, a Biella, quando vivevo al nord. Non avevamo ombrelli. Tirai su anche il cappuccio impermeabile del mio giubbino nero. Barbara rimase a capo scoperto, con i suoi lunghi capelli scuri che la pioggia rendeva lucenti. Mi prese sottobraccio e attraversammo al semaforo, che ammiccava stanco col suo giallo lampeggiante. Ci salutammo con un bacio sulla guancia, come sempre.
Non c'era nessuno in giro. La strada luccicava la sua fissità bagnata, riflettendo la luce dei lampioni. Arrivai a casa in soli 20 minuti. Tutti dormivano. In silenzio mi spogliai e andai a letto.
E ora ho gli occhi pesti, come se non avessi dormito tutta la notte.