lunedì 22 agosto 2005

Come Quando Fuori Piove

Come Quando Fuori Piove.


Fuori piove. E io m'invento modi di consolar me stesso. Musica di Rossini, un CD con le più famose Ouvertures: il Guglielmo Tell, il Barbiere di Siviglia, la Gazza Ladra, L'Italiana in Algeri ... Sento acuti violini stuzzicarmi l'anima, sento un crescendo di voglia di vivere, forse di scrivere.


Piove. Ma ha smesso di piovere dentro al mio cuore. Prendo un caffè con un amico lontano. Lui da sé, io da me. Ah, che buono il caffè ! Con un quadratino di cioccolata ... perché ? che male c'è ? Gioacchino mio, salvami tu ! Di male lingue non ne posso più ! Mi tornano alla mente quelle parole, che scrissi tempo fa:



"Muovo le mie pedine
rimanendo pedina,
o forse mi nascondo
nel mio esser regina."


E mi piace esser Regina. Avessi meno anni e più coraggio sarei una "Drag Queeen" da schianto. Ma l'estetica non è il mio forte: sì, l'apprezzo molto, ma non so servirmene. Se faccio l'appello, son tutte bellissime le donne che mi hanno avuto: chissà se mai io ho avuto loro ! Gioacchino mio, salvami anche dall'invidia di maschi ben più fortunati di me !


Piove o smette ? Il suono lieve e penetrante dei violini mi porta lontano, più vicino a me, lontano ... Inevitabili le percussioni, e le ripercussioni. Mi amo. Lo dico piano. Dove continua il film ? Dove proiettano il secondo tempo ? Sarà forse perché "Casablanca" l'ho visto quando ero nella pancia di mia mamma ! Sarà che son nato romantico ... ma la mia vita sembra un film.


Piove ancora. Ricordo amori e tradimenti, come fossero commenti nel forum dei sentimenti. Ognuno sceglie il suo nickname, il suo avatar, e via andar. Ferite antiche mai richiuse occhieggiano da quel baule pieno di vecchie cose. Cassetti del cuore da non cercar di aprire, da solo no ! Che altro conta, nella vita, se non il bene e il male che possiamo fare ? In crescendo, in crescendo, e con il rullo di tamburi in fondo.


Pioggerellina, triste sorellina, poggia il tuo capo sulla spalla mia. Io ti farò sorridere, dimenticar le nuvole da cui discendi, ti farò sognare di cadere in un ruscello, e poi in un fiume in piena, giù fino al grande mare. Non son forse io quel gran consolatore che molte e molte donne andarono cercando, offrendo in cambio ciò che ognuna pensò che fosse il prezzo giusto da pagare ? Prostituta son io, entro nei sogni altrui, cancello gli incubi, traccio arcobaleni multipli e bellissimi. Non chiedo niente in cambio, solo la mia tariffa stabilita. Non coinvolgetemi affettivamente: non mi innamoro del cliente. Non trascinatemi nella vostra follia, ché ho già da alimentar la mia. Prostituta, e non puttana: la mia dignità è solida come la roccia di un vulcano. Non provate a prendermi per mano. Nulla concedo alle vostre voglie di passar per vero quello che è solo finzione di schiavitù, perversione a tassametro. Sono un istrione, ma grande, che neanche lo sapete immaginare. E decido dove si va e quando si smette.


Non piove quasi più, per il momento. Ma pioverà di nuovo, magari questa notte. Lascio che il caro Gioacchino mi porti ancora un po' più in là, ancora a saltellar fra una pozzanghera e l'altra, finché troverò quella dove affogare l'anima.