mercoledì 1 marzo 2006
Buonasera ...
Una volta scriveva racconti lasciando andare le mani, le dita, quei mezzi-sogni che aveva nella testa e che volevano prepotentemente scriversi. Era bravo, sì, a creare atmosfere: un po' surreali, anzi direi surrenali. Ogni tanto una frustata di adrenalina, giusto lì, dietro l'angolo di una mezza paginetta che scorreva placida e tranquilla, finché ... ZAC ! saltava fuori un mostro o una mostruosità a mostrarsi (stupendo verbo !) in tutta la sua cruda pericolosità, incutendo paura. Ma doveva essere tutto d'un colpo. Poi sopraggiungeva la freddezza, la lucidità che l'eroe trova nelle situazioni di emergenza: era sott'acqua, l'eroe, non riusciva più a respirare e quindi doveva emergere: un'emergenza, appunto. Prendeva appunti su quadernetti o blocchi a quadretti, di quelli con la spirale, che lasciano ribaltare i fogli su sé stessi e occupano pochissimo spazio in mano. L'altro vantaggio dei blocchi a spirale è che si possono facilmente strappare pagine senza rovinare il resto. Come se ci fosse qualcosa da rovinare: erano per la maggior parte tentativi, abbozzi, niente di compiuto. "Lascia andare la penna !". La prima volta che qualcuno (una sua amica) glielo disse, rimase di stucco: ma certo, ecco che cosa mancava alla sua fantasia ! Mollare la morsa del controllore, di quel super-io che la psicologia conosce fin troppo bene. Era questa la spiegazione del fatto che le cose migliori gli venivano fuori quando aveva un po' sonno, o era appena sveglio, o leggermente ubriaco. Era anche questo il motivo per cui aveva poco bisogno di "limare" ciò che aveva scritto: in genere, o andava bene subito, oppure era una schifezza. A volte aveva entrambe le sensazioni. E quindi era una schifezza, e quindi STRAP ! via il foglietto ! Con quel gesto - pensava - non avrebbe certo ucciso più alberi di quegli uomini che leggono il giornale sportivo e poi lo buttano in qualche cestino, senza neanche fare la raccolta differenziata. Chissà se gli Editori facevano la raccolta differenziata di tutti i manoscritti che ricevevano e regolarmente cestinavano ... Tornò a osservare i sampietrini lucidi per la recente pioggia e pensò che le sue scarpe da quattro soldi avevano suole troppo scivolose, e tenevano caldo come un filo di paglia in una tormenta di neve. S'era alzato il vento, e lo sgocciolio dei cornicioni e di qualche grondaia rotta di tanto in tanto gli sbatteva contro, a refoli freddi, a piccole raffiche di gocce gelate, sulla testa e sul collo. Le mani, no: le teneva ostinatamente in tasca, cercando anzi di stringersi nel giubbotto per ripararsi dal vento. Quanto avrebbe ancora resistito in quelle condizioni ? Respirava a fatica, cercando di trattenere un po' il fiato per dargli il tempo di scaldarsi nei polmoni, e questo lo faceva avanzare affannando, in una specie di parziale soffocamento volontario che lo avrebbe almeno (così pensava) preservato da una bronchite. Se la ricordava benissimo, la bronchite bilaterale che l'aveva colpito da ragazzo, quell'inverno che sembrava così freddo ... Febbre alta, ma soprattutto la sensazione di non riuscire a respirare, con tutto quel catarro che chiudeva i bronchi ! La notte si addormantava tardi, per sfinimento dovuto alla febbre, e la mattina si svegliava in apnea, cominciando a tossire, ma così forte che tutti si chiedevano se sarebbe mai guarito. Guarì, e riprese ad andare a scuola, ma il Carnevale era ormai passato, con le sue festicciole fra ragazzi, e quella brunetta che a lui piaceva tanto ... si era già messa con quell'antipatico. Sarà per la prossima volta. Guardò avanti a sé, nonostante il vento continuasse a cacciargli negli occhi tutta la polvere e le briciole di foglie che erano rimaste in circolazione: era a pochi passi dal portone di casa. Finalmente mise la chiave nella toppa, girò, aprì il portone e si buttò dentro, come un mendicante. Mentre riprendeva fiato, si accorse che aveva dimenticato di chiudersi il portone alle spalle. "Buonasera !" risuonò alle sue spalle quella voce nell'androne mezzo buio, sembrandogli ancora più cupa di quello che doveva essere.