martedì 21 febbraio 2006

19 anni

Diciannove anni. Per un fallimento, non sono pochi. Sei stata il mio sogno, e lo sai. Per un nulla, lo avevi incrinato. Manca sempre una briciola ai cocci incollati. Siamo stati bravi, sì, a non far vedere le sottili linee di frattura. Ma la brocca suonava diversa da prima, diversa, già persa. Ci siamo ostinati a volere una vita normale. A dare una vita, poi un'altra, ed un'altra a colmare quei vuoti, sottili, impercettibili, eppure veri fra noi. Hai visto un altro me. Ho sfumato te, fino al punto che eri nebbia, che sei come l'aria, invisibile ma sensibile, quando tira il vento scirocco. Lontani, come siamo andati a finire lontani. Noi che fummo invidiati per la nostra solida unione, per la base morale che toccava la perfezione. Arrugginita, ormai, sbriciolata dai colpi di un'esagerazione non vista, non cercata, forse non voluta. Cani da slitta noi, in questi diciannove anni, a tirare avanti qualcosa che avevamo fatto partire insieme, ma insieme non siamo stati in grado di far progredire. Aspettative deluse: sempre lì sta il problema. Avessi capito che cosa volevi da me. Non l'avrei condiviso comunque. Ti avessi chiesto qualcosa, saresti stata felice con me. Niente, mai niente ti ho chiesto. Tutto ciò che mi hai dato, ed è stato tanto davvero, arrivava come uno schiaffo sul viso. Me lo sono voluto, o forse ... Tu mi hai voluto, tu mi hai cercato, ma io ? Ti ho amato, al mio solito modo. Ora ne sono sicuro, non era quello giusto per te. Ti ho dato qualcosa che non hai visto, che non volevi, ho mancato di darti ciò che volevi. Niente litigi, niente grida, nessuna discussione animata. Non serve. A te sarebbe servita. Nessun rifugio sicuro per le tue debolezze. Nessun posto dove nascondere le mie. Troppa sincerità, poca diplomazia. Troppi spigoli, quanti lividi. Smentirsi sempre, di fronte a loro. Non è giusto, ne soffrono. Io punitivo come causa-effetto. Tu accondiscendente. Io distante e teorico, tu persa dietro alla pratica. Io misantropo, tu amica del mondo. Io diffidente, tu ingnenua. Io consolante, tu arrabbiata. Io sicuro dei miei sbagli, tu dubbiosa delle tue virtù. E loro, povere stelle, a guardare. Chissà che non abbiano capito già come stanno le cose.